Stele in trachite, della tipologia a edicola con nicchia.
La nicchia (h.: cm 65 cm, lungh.: cm 46) poggia su una bassa fascia su cui è posta l'iscrizione, ed è limitata ai lati da due pilastrini con base semplicemente modanata (toro e listello) e capitelli di forma vagamente corinzieggiante, a carattere dichiaratamente decorativo. L'apparato architettonico risulta nel complesso un po' semplificato. Nel campo del timpano sono scolpiti due uccelli affrontati, resi in maniera essenziale. Sullo spiovente del frontone sono visibili gli acroteri laterali, costituiti da decorazioni a spirale, probabilmente accentuata stilizzazione in senso decorativo-lineare della più comune palmetta. Nei due triangoli soprastanti l'arco a tutto sesto si notano due rosette quadripetale, mentre lo spazio all'interno della nicchia è occupato dal busto scarsamente aggettante di Maxsuma, in posizione frontale. L'acconciatura, a scriminatura mediana e bande laterali che lasciano scoperte le orecchie, è forse un adattamento della pettinatura di Antonia Minor, gli occhi rotondi, in cui l'iride è segnata con un appiattimento del bulbo nella parte centrale, sono sovrastati da sopracciglia sporgenti: unico elemento di risalto nel volto squadrato dai volumi appiattiti. La resa del panneggio è convenzionale e si nota una propensione dell'artigiano per una tecnica, tipicamente padano-provinciale, che privilegia la linea. Anche la forma delle spalle, asimmetriche e cadenti, contribuisce ad evidenziare la dematerializzazione della figura. Dalle pieghe del mantello fuoriesce, sproporzionata e appiattita, la mano destra della defunta, che regge un oggetto rotondo, forse un pomo. Nell'esecuzione di questa stele si riconosce la mano di un artigiano di ambiente provinciale, che traduce gli schemi dell'arte aulica in un efficace linguaggio locale.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
I secolo d.C., inizio sec.
Materiale e Tecnica
Trachite / scultura a altorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 89 cm
Larghezza: 64 cm
Spessore: 18 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala IX; settore 27
Inventario
204
Stato di conservazione
Integro
Specifiche di reperimento
Provenienza sconosciuta.
Osservazioni
Secondo il Furlanetto la provenienza è sconosciuta, secondo il Busato, invece, la stele proverrebbe da Noventa Vicentina. La Bassignano identifica l'iscrizione come atestina e ritiene, pertanto, che sia da espungere (si veda il riferimento in S.I. Nuova serie, 2016, vol. 28 e S.I. Nuova Serie, 1997, vol. 15). Nell'Inventario del Catalogo lapidario del Museo (Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927) si riporta che la stele "era in possesso di un certo Ferrighi in Padova". Anche il Mommsen (CIL V, 2991) fornisce questa indicazione.