Ascia-scure in ferro a due lame a tagli ortogonal, leggermente ricurve, con foro d'immanicatura a sezione quadrangolare, in posizione centrale.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
Metà I secolo a.C. - metà I secolo d.C. sec.
Materiale e Tecnica
Ferro
Dimensioni
Lunghezza: 28,8 cm
Larghezza: 6 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 9
Inventario
Ingr. 140803
Stato di conservazione
Integro
Osservazioni
Il pezzo è stato rinvenuto in uno scavo-sterro insieme ad altri otto strumenti in ferro (Ingr. nn. 140799, 140800, 140801, 140802, 140805, 140806, 140807a, 140807b), in un'area occupata in epoca romana da un insediamento abitativo-produttivo. L'ascia scure (secur) riuniva in un unico strumento forma e funzione di due attrezzi diversi, permettendo quindi molteplici utilizzi. Per tale ragione essa è ampiamente attestata non solo in Italia, ma anche in Germania, con largo impiego, come ricorda Columella, per l'estrazione di radici e ceppi dai terreni e per la potatura della vite. Palladio, inserendola nella lista di strumenti necessari al contadino (che include appunto le secures simplices vel dolabratas ossia le scuri semplici o a doppia lama), ricorda come l'ascia venisse impiegata per rompere le zolle di terra e per zappare sotto le viti e nei rosai. Era nota anche con l'attributo di fossoria in quanto impiegata per operazioni di scavo e di sterro. La forma piuttosto usuale è sopravvissutta pressoché invariata sino ad oggi.