Frammento di monumento funerario a pseudoedicola in pietra di Aurisina.
La nicchia era fiancheggiata da due paraste decorate. Da un kantharos baccellato si alza uno stelo sottile, che con girali e controgirali riempie tutta la superficie. Lo stelo ha foglie trilobate, tra le quali sono degli uccellini. Sul timpano, parzialmente coperto da una conchiglia, si notano due uccelli affrontati ai lati di un bacile. Al culmine del frontone c'è una larga base piana che serviva per l'appoggio dell'acroterio centrale, oggi perduto, che doveva essere saldato alla stele per mezzo di grappe (sullo spiovente è tuttora visibile un foro oblungo per l'incasso). Dell'acroterio laterale resta la parte inferiore di un animale accovacciato, forse un leone o una lepre o un cane.
L'elemento più caratteristico della stele è costituito dal fregio con volatili, che divide la nicchia coi busti dei defunti dall'iscrizione. Si tratta di effigi di animali, distinte in singoli riquadri, cui si può attribuire un significato simbolico funerario: da sinistra verso destra, si trovano due galletti affrontati (tra i Romani godette di grande diffusione la versione del combattimento come simbolo di vittoria sulla morte), nel riquadro successivo c'è un pavone che avanza (simbolo di immortalità), poi ancora un'aquila con le ali spiegate (simbolo di apoteosi o uccello del sole, in connessione con le credenze orientali, o anche riproduzione delle insegne delle legioni, nel caso di stele di soldati). Nel penultimo riquadro è raffigurato un trampoliere che avanza verso destra e tiene nel becco un lungo serpente (motivo di origine egiziana non infrequente nell'arte romana sia come decorazione, che come riferimento alla morte divoratrice, in ambito funerario), infine, nell'ultimo riquadro sembra conservarsi una figura alata, forse un amorino.
Entro la nicchia sono ritratti una figura maschile e una femminile, con volto mutilo, e la testa di un bambino,l'aggiunta della quale è usanza abbastanza frequente in ambito ravennate e in area danubiana. Nella parte inferiore si conserva minima parte, molto lacunosa, dello specchio epigrafico della relativa iscrizione, in origine circondato da una cornice di fusaiole.
Sul fianco, nella porzione superiore, si nota una singolare raffigurazione, costituita da un animale alato, forse un cavallo, da una figura probabilmente femminile, che avanza con un drappo spiegato dietro le spalle, e infine da un kantharos. Si tratterebbe forse di un thiasos dionisiaco, riconoscendo nella figura umana una Menade. Inferiormente è visibile il motivo di una lira, realizzato con intaglio netto, duro e schematico, in contrasto con la delicata resa delle figurette del fregio soprastante e con gli eleganti girali vegetali della parasta: F. Ghedini nota una disparità tecnico-stilistica nella resa della parte figurata rispetto a quella decorata.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
II secolo d.C. sec.
Materiale e Tecnica
Pietra di Aurisina / scultura a bassorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 120 cm
Larghezza: 93 cm
Spessore: 38 cm
Altezza nicchia: cm 72.
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 1
Inventario
R.L. 821
Stato di conservazione
Mutilo
Specifiche di reperimento
Il pezzo fu rinvenuto murato nel campanile della chiesa di Casalserugo, dal quale fu tolto forse per desiderio di un antiquario, che lo ebbe per un certo tempo. Il recupero è ad opera del Dir. A. Prosdocimi.
Osservazioni
Nella stele si accavallano schemi e motivi, tecniche e stili, di diversa origine e provenienza. ll pezzo è stato inventariato all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1929 al 1978 (II Volume contenente nn. inv. da 620 a 950).