Bronzetto di figura maschile barbuta nuda.
La statuetta, stante sulla gamba destra nella tipica ponderazione policletea, con la testa girata di tre quarti e cinta da una corona, forse d'alloro, raffigura Giove. Degna di nota è la plastica vivezza nell'inarcarsi del tronco vibrante e nelle braccia levate, impegnate a trattenere con le mani gli attributi tipici del dio: il fulmine e lo scettro, entrambi mancanti.
Capigliatura e barba sono di particolare interesse per la loro calligrafia straordinariamente erudita. La chioma bipartita è infatti modellata a ciocche corpose e ondulate sul davanti che incorniciano il volto, mentre all'interno del giro della corona è compatta, aderente alla calotta cranica e descritta a bulino. Al volume delle chiome corrisponde quello della barba, bipartita, che scende dal mento con due serie di ricci e copre buona parte delle guance, mentre le ciocche dei baffi sono più piccole. L'espressione del volto è marcatamente solenne e severa, leggermente corrugata nella piega centrale che ne aggrotta la fronte, negli occhi profondamente incavati sotto una nervosa arcata orbitaria, nelle guance scarne, nel naso regolare in linea con la fronte e nella bocca piccola, socchiusa, con labbra sottili.
Per l'autorità e l'ampiezza un po' teatrale del gesto delle braccia, per la precisione del modellato e per il disegno della testa, la figura presenta forse la riproduzione, in scala ridotta, dell'originale greco dello Zeus Brontaios di Leochares, scultore attivo in Grecia nel IV secolo a.C., giunto a Roma in età augustea per essere posto nel tempio di Giove Tonante.
Ambito Culturale
Ambito romano, da prototipo classico greco
Cronologia
II secolo d.C., ultimo quarto sec.
Materiale e Tecnica
Bronzo / fusione piena con rifiniture a bulino
Dimensioni
Altezza: 11,8 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 8
Inventario
XIX-155; inv. 364
Stato di conservazione
Mutilo
Specifiche di reperimento
Provenienza: Monselice (PD)?
Osservazioni
Il tipo di statuetta, assieme a quello dello Iuppiter seduto riferibile allo Iuppiter Optimus Maximus Capitolinus, è noto da molte repliche, in particolare bronzetti, destinati ad arricchire il numero di divinità venerate nei larari, piccoli altari domestici, dove si pregavano i Lari e altre divinità protettrici della casa e della famiglia. Si potrebbe attribuire tale destinazione d'uso anche al bronzetto in esame, pur senza poter però escludere altre ipotesi quali la destinazione funeraria o decorativa, visto l'ignoto contesto di rinvenimento. Il pezzo è stato inventariato all'interno dell'Inventario Archeologico - Parte II. Il numero romano corrisponde alla vetrina di esposizione.