Stele funeraria in calcare del tipo a semplice lastra rettangolare anarchitettonica, con nicchia (cm 46 x 54) ricavata nella parte superiore, contenente un busto maschile e uno femminile. Sul registro inferiore è presente un'iscrizione.
La stele costituiva il segnacolo della sepoltura di Gaio Sempronio Primo, di sua moglie e di suo fratello; sono riportate le dimensioni del sepolcro e una divina contro chiunque si renda colpevole della sua violazione.
Il busto della moglie si trova a sinistra del marito, secondo l'uso greco.
Tecnica a piani duri e scanditi, nettamente definiti, nella resa dei volti che risulta abbastanza grezza, non priva, però, di espressività.
Singolare l'acconciatura della donna, resa come una calotta liscia, con breve scriminatura, al centro della fronte, da dove si dipartono due bande gonfie, fermate sulla nuca da un nastro, le cui estremità cadono sulle spalle. Un significativo confronto si attesta in un ritratto femminile conservato presso il Museo Civico di Oderzo.
Abbigliamento a pieghe rigide e posizione delle mani, rozze, sgraziate, che reggono forse un rotolo, sono identici tra i due coniugi.
Un listello aggettante separa i busti dal campo epigrafico.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
I secolo d.C., prima metà sec.
Materiale e Tecnica
Trachite / scultura a bassorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 157 cm
Larghezza: 62 cm
Spessore: 27 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 22
Inventario
R.L. 70
Stato di conservazione
Integro
Specifiche di reperimento
Provenienza sconosciuta, il monumento era originariamente davanti alla porta principale della basilica di Santa Giustina, a Padova, poi passò nella collezione Maggi da Bassano.
Osservazioni
F. Ghedini ritiene si tratti di uno dei primi esempi di contaminazione tra una tipologia locale e uno schema di origine ellenistica. La stele manifesta la mano di uno scalpellino ancora imbevuto di moduli locali, che si fondono però con dati formali provenienti dal mondo romano. Nonostante la modestia dell'esecuzione, essa assomma aspetti culturali non del tutto omogenei ma armonizzati, conferendo ai ritratti un'espressività non comune. La stele è stata inventariata all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927.